Chi tiene la casa in caso di divorzio?
Come decidere l'affidatario ed il proprietario dell'immobile
Il tema della divisione della casa coniugale in caso di divorzio è una delle questioni più delicate e complesse che le coppie devono affrontare. La casa, infatti, spesso rappresenta non solo un valore economico importante, ma anche un luogo pieno di ricordi e significati emotivi. La decisione su chi terrà la casa dipende da vari fattori, tra cui il regime patrimoniale scelto al momento del matrimonio, l’eventuale presenza di figli, e la capacità finanziaria di ciascun coniuge. Vediamo come funziona in Italia.
Il regime patrimoniale: comunione o separazione dei beni
Prima di tutto, è fondamentale considerare il regime patrimoniale della coppia, che può essere di comunione o di separazione dei beni.
- Comunione dei beni: Se la casa è stata acquistata dopo il matrimonio in regime di comunione dei beni, essa è di proprietà di entrambi i coniugi al 50%. In caso di divorzio, entrambi mantengono il diritto alla proprietà e il giudice deciderà in base a criteri di equità e alle altre circostanze personali chi dei due coniugi potrà continuare a vivere nella casa.
- Separazione dei beni: Se la casa è stata acquistata da uno dei coniugi in regime di separazione dei beni, sarà di proprietà esclusiva di chi ha sostenuto l'acquisto. In questo caso, la casa rimane a chi l’ha acquistata, salvo particolari disposizioni da parte del giudice.
La presenza di figli
In caso di divorzio, uno dei principali criteri che influenzano la decisione sulla casa coniugale è la presenza di figli minorenni o economicamente non autosufficienti. Il giudice, di solito, assegna il diritto di abitazione al coniuge affidatario, anche se la proprietà è di entrambi. Questa scelta mira a garantire stabilità e continuità ai figli, permettendo loro di continuare a vivere nel loro ambiente familiare.
L’assegnazione della casa coniugale
L’assegnazione della casa è una misura di protezione per i figli più che un diritto incondizionato del coniuge affidatario. Infatti:
- L’assegnazione termina quando i figli diventano economicamente autosufficienti o raggiungono l’età adulta.
- Se non ci sono figli, o se i figli sono indipendenti, la casa generalmente viene venduta o divisa secondo quanto stabilito dal giudice, che potrebbe stabilire una compensazione economica per il coniuge economicamente più debole.
La vendita o la liquidazione della quota
Quando nessuno dei coniugi ha il diritto esclusivo di abitare la casa o entrambi sono d’accordo nel venderla, si può procedere con la vendita dell’immobile. In alternativa, uno dei due coniugi potrebbe liquidare la quota dell’altro, diventando così proprietario unico.
Aspetti fiscali e spese di mantenimento
Chi detiene l’uso della casa, anche se non proprietario, è solitamente responsabile delle spese di gestione ordinaria, mentre le spese straordinarie sono a carico del proprietario. Inoltre, il coniuge che ottiene la proprietà o l’assegnazione dell’immobile è tenuto a considerare anche le imposte, le cui condizioni possono variare se l’immobile diventa la sua abitazione principale.
La questione della casa coniugale in caso di divorzio è una situazione complessa, che va affrontata caso per caso, tenendo in considerazione i bisogni dei figli, la stabilità economica e il regime patrimoniale. Rivolgersi a specializzati in diritto di famiglia è consigliabile per comprendere meglio i propri diritti e le possibili soluzioni. Servizio Nazionale Separazioni mette a disposizione i propri mezzi.
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